I furgoni elettrici per la consegna dell’ultimo miglio


Colossi dell’e-commerce, supermercati e negozi di zona condividono lo stesso problema: come consegnare i loro beni in maniera efficiente ed economica al cliente finale (o “last mile delivery“). I furgoni elettrici possono qui giocare un ruolo chiave


Un dato è evidente anche a chi non è un esperto di logistica: con l’avvento dell’e-commerce la tendenza del consumatore è quella di privilegiare la comodità rispetto ad ogni altra cosa. Questo ha portato ad un’espansione di servizi che permettono all’utente finale di stare comodamente a casa e aspettare che, in un tempo relativamente breve, quanto ordinato sul sito web preferito o tramite l’app del cellulare gli venga consegnato a domicilio.

Ovviamente Amazon la fa da padrone, ma ci sono negozi on-line per praticamente ogni cosa, generici o specializzati, piattaforme di e-commerce per l’abbigliamento e per gli articoli sportivi, per l’elettronica e per  i libri, passando per le catene di ristoranti e per i supermercati che ti consegnano la spesa a casa. Per inciso, anche noi ci siamo cascati, ed ora trovate online il nuovo portale e-commerce di e-zoomed, ma non è questo l’argomento dell’articolo.

Il problema comune a tutte queste piattaforme è l’esigenza di ottimizzare le consegne dal loro magazzino centrale o dal negozio fino al cliente finale. Da un punto di vista dei tempi e, ancor di più, dei costi, se si considera che per essere ancor più competitivi, spesso la spedizione è gratuita per l’utilizzatore.

Secondo uno studio della McKinsey, oltre il 50% del costo totale di una spedizione è relativo all’ultimo miglio. Ed a livello globale questa fetta di mercato valeva già oltre 28 miliardi di Euro nel 2018, ma potrebbe quasi raddoppiare nel 2025.


pianeta terra

In questo scenario, come si posizionano i furgoni elettrici rispetto alle altre alternative?


Notizia di questi giorni è che UPS ha ordinato 10.000 nuovi furgoni elettrici alla società Inglese Arrival. Questi mezzi verranno consegnati tra il 2020 ed il 2024 e saranno utilizzati a partire dal Nord America per arrivare in Europa e UK, con l’obiettivo di velocizzare la transizione di UPS ad una flotta completamente elettrica. I furgoni dedicati a UPS dovrebbero essere dotati di batterie da 75 kWh, in grado di garantire 250 chilometri di autonomia con una singola ricarica.



Nuovo furgone Arrival per UPS
Nuovo furgone Arrival per UPS [Fonte: Arrival]

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A fine 2019 Amazon ha ordinato alla società Rivian 100.000 furgoni elettrici. In linea con la strategia dichiarata del colosso dell’e-commerce di passare ad un business a zero emissioni entro il 2040, 10 anni prima degli accordi di Parigi che prevedono un passaggio di questo tipo al 2050.


Nuovo furgone Rivial per Amazon
Nuovo furgone Rivial per Amazon [Fonte: Amazon]

La linea sembra chiara.

Sul mercato, poi, i furgoni elettrici sono diventati una priorità per tutte le grandi marche: Renault, Nissan, Peugeot e Citroen, ma anche Iveco e Piaggio, hanno già in portafoglio la loro versione elettrica. Questi modelli garantiscono, oltre ai ridotti costi di viaggio, che abbiamo già visto essere una priorità assoluta, anche la possibilità di superare le restrizioni al traffico nei centri città per i veicoli tradizionali altamente inquinanti. L’obiettivo “emissioni zero” combina quindi un’importante esigenza di marketing, con il risparmio economico e la possibilità di arrivare a destinazione anche in quelle zone cittadine altrimenti interdette al traffico.

E l’autonomia garantita già oggi da pacchi batterie che vanno dai 17 kWh dell’Iveco Porter (110 km), ai 33 kWh del Renault Kangoo (270 km) o ai 40 kWh del Nissan E-NV200 (200 km, fino a 300 su circuiti solo cittadini), permette di coprire agevolmente le distanze previste per la consegna nell’ultimo miglio.


Piaggio Porter
Piaggio Porter [Fonte: Piaggio]

In futuro vedremo anche veicoli a guida autonoma, droni e robot, che potranno completare la gamma di possibilità per la consegna ai clienti finali, oltre alle bici già oggi molto utilizzate (con tutti i problemi derivanti dagli aspetti di sicurezza e salari troppo bassi per i riders) per le consegne da parte di ristoranti e pizzerie.

Da non trascurare anche l’opzione idrogeno, utilizzato da FedEx in un primo progetto pilota che garantisce ai suoi veicoli 250 km di autonomia.

L’aspetto dell’autonomia e della necessità di ricarica, che, come per gli utenti finali, anche per le aziende rimane uno degli aspetti principali di preoccupazione, verrà risolto con l’aumento delle stazioni di ricarica sia nei centri urbani che nelle zone più periferiche, associate a colonnine dedicate nei magazzini di proprietà e nei centri di smistamento, e ad algoritmi di ottimizzazione delle consegne che saranno sempre più sofisticati. Grazie a questi ultimi, si potranno ad esempio pianificare le destinazioni facendo coincidere la consegna ad un cliente in prossimità di una stazione di ricarica rapida quando si ipotizza che la batteria necessiti di energia aggiuntiva per continuare il viaggio, così come una sosta nei pressi di un’altra stazione di ricarica.


Nissan e-NV200
Nissan e-NV200 [Fonte: Nissan]

Cosa ci dice tutto questo?


Il mondo della consegna dell’ultimo miglio è destinata ad essere al centro dell’attenzione nel prossimo futuro e negli anni seguenti. La soluzione ottimale ad oggi non è ancora stata trovata, ed è probabile si debba arrivare ad una combinazione di diverse alternative per poter garantire una consegna a destinazione efficiente ed economicamente sostenibile.

Quello che è certo, e quanto sta proponendo il mercato con player come Amazon e UPS che investono milioni di Euro in questi progetti, è che l’elettrico giocherà un ruolo primario. E l’evoluzione dei prossimi anni non farà che consolidare questa tendenza.


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Autore

Ashvin Suri

Ashvin ha lavorato in ambito energie rinnovabili, efficienza energetica e nel settore delle infrastrutture dal 2006. Si è appassionato per tutto quello che riguarda la transizione ad un’economia basata su basse emissioni di CO2 e mobilità elettrica. Ashvin ha iniziato la sua carriera lavorativa nel 1994 lavorando a New York in banche d’investimenti. Dopo il master presso la London Business School (1996-1998) ha continuato a lavorare nello stesso settore a Londra presso Flemings e, a seguire, JPMorgan. I suoi ruoli hanno sempre avuto parte nella consulenza finanziaria, fusioni e acquisizioni e raccolta di capitali per investimento. Ha lavorato in diversi mercati, tra cui ingegneria, aerospaziale, petrolifero, aereoportuale e automotive sia in Asia che in Europa. Nel 2010 è stato co-fondatore di una piattaforma per lo sviluppo di grossi impianti solari per investimento, sia a terra che a tetto, in UK, Italia, Germania e Francia. Ha fatto anche da consulente in diversi progetti nel campo delle energie rinnovabili (eolici e solari) per investitori istituzionali e produttori di energia indipendenti. È stato anche consulente in mercati internazionali, come l’India, compreso il TVS Group, gruppo Indiano leader nel mercato automotive. Ashvin è stato anche consulente per il gruppo Indian Energy facente parte del fondo Guggenheim (capitale da 165 miliardi di US$). È stato anche consulente per il gruppo AMIH (capitale 2 miliardi di US$, con sede a Singapore). Ashvin ha anche lavorato nel mercato immobiliare e in quello delle infrastrutture, compreso il Matrix Group (capitale 4 miliardi di US$) che ha lanciato il primo fondo istituzionale Indiano nel settore immobiliare, per il quale ha contribuito con un forte supporto istituzionale dai mercati UK e Europeo. È stato anche consulente nel settore delle infrastrutture per l’acqua potabile, incluso un Gruppo Svedese leader nel settore. Fa anche parte del comitato consultivo del Forbury Investment Network e nella startup di diverse società di capitale

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